KARMA E DESTINO


Il principio fondamentale delle Scienze Occulte è l’evoluzione spirituale dell’Uomo immortale, interiore. Per capire sia pur lontanamente questo processo, il lettore deve credere: (a) nella Vita Una Universale, indipendente dalla Materia (o da quello che la scienza considera come Materia); (b) nelle Intelligenze individuali che animano le varie manifestazioni di questo Principio . . .
La Vita Una è in stretta relazione con la Legge Unica che governa il Mondo dell’Essere: il KARMA. Exotericamente, questo significa semplicemente e letteralmente “azione” o piuttosto la “effetto che produce la causa”. Esotericamente, è una cosa molto diversa per i suoi effetti morali che giungono molto lontano. È l’infallibile LEGGE della RETRIBUZIONE.

HP Blavatsky
La Dottrina Segreta, vol. III, p. 219

 Il Karma è la legge universale della Vita Una in tutte le sue innumerevoli manifestazioni dal cosmico all'atomico, abbracciando l'eternità e il presente in ogni momento. Ogni intelligenza in evoluzione racchiusa nella materia è infallibilmente soggetta agli effetti incessanti del Karma e deve conformarsi, dapprima inconsciamente e poi volontariamente, alla sua inesorabile legge di armonia universale. La dottrina del Karma svela la chiave metafisica dei misteri dell'autentica scelta umana, del libero arbitrio e del destino divino, ma può essere compresa solo se applicata con intuizione buddhica alle grandi esperienze e ai piccoli eventi della vita terrena. Per discernere i significati karmici dei complessi dettagli della vita quotidiana, mentre si sperimenta l'inafferrabile mistero dell'incarnazione, si deve iniziare con le frequenze vibratorie dei pensieri e dei sentimenti, delle parole e delle azioni, collegandoli a livelli di motivazione, stati di coscienza, fermezza della mente e fedeltà del cuore. Ogni impulso ponderato o sconsiderato della natura interiore magnetizza il proprio ambiente attraverso l'attività degli organi dei rivestimenti esteriori, producendo un’esatta compensazione e una retribuzione etica. Non c'è a di meccanico nell'aggiustamento karmico degli squilibri magnetici; è un processo interiore e morale, parte integrante di una continua scelta tra spiritualizzazione e materializzazione. La distinzione tra Karma individuale e collettivo, come la differenza tra la goccia di pioggia e la tempesta, esiste all'interno di un più ampio processo di essenziale unità. L'umanità e le sue unità, le sue razze, nazioni, tribù e individui incarnano un'energia vitale e condividono un destino comune cui nessuno può resistere od opporsi. Insegnante eternamente paziente e compassionevole dell'umanità, il Karma istruisce severamente tutti nel supremo insegnamento per cui non c'è illuminazione o benessere individuale al di fuori del servizio e del sacrificio a beneficio di ogni essere senziente, che collettivamente costituisce la Vita Una.

 Questo principio cardine, substrato del libero arbitrio e del destino, può essere inteso nei termini della scelta tra la stella manvantarica della propria individualità e la stella personale di una singola vita. In tutte le possibili variazioni del destino personale, nel corso di una miriade di vite, questa scelta deve essere fatta ancora e ancora. La chiarezza e la direzione delle proprie scelte nelle vite precedenti modellano la trama delle condizioni in cui si compiono le scelte in questa vita e nelle vite future. Questo tessuto potrebbe essere un raffinato arazzo in cui sono incisi gli emblemi mistici del pellegrinaggio dell'anima, oppure un tessuto grossolanamente annodato con sogni confusi e occasioni mancate. Psicologicamente, c'è l’insistente scelta tra due voci: una è la voce dell'illusione e dell'inganno, dei sensi e della coscienza personale separativa che non può abbracciare una prospettiva olistica che comprenda molte vite; l'altra è la voce di Krishna-Cristo, la voce di Dio nell'uomo che parla il linguaggio universale dell'anima. Considerando queste voci, c'è una relazione diretta tra le proprie scelte ricorrenti e la propria propensione, nel regno dell'azione, ad allearsi o con Krishna, stando luminosamente soli, oppure con i suoi innumerevoli avversari. Nella guerra del Mahabharata, combattuta sul Kurukshetra, il campo degli scontri esteriori, gli individui compiono di continuo, per lo più inconsciamente o con parziale autocoscienza, scelte fatidiche tra Krishna e le sue armate. Questa scelta archetipica fu offerta da Krishna al corrotto Duryodhana, che lo rifiutò a favore degli eserciti da lui addestrati, dimostrando un miope empirismo. Quando ad Arjuna fu offerto il privilegio di avere Krishna come auriga, egli lo scelse volentieri e con gioia, anche se non ne comprendeva completamente la grandezza celata, per non parlare del suo splendore cosmico.

 Filosoficamente, la guerra del Mahabharata è emblematica dell'inevitabile lotta etica e spirituale in cui ogni anima umana è irreversibilmente coinvolta a causa della consapevolezza manasica, riconducibile al sacrificio degli antenati solari nella loro discesa e benedizione oltre diciotto milioni di anni fa. Krishna insegna che ognuno sceglie, secondo le proprie luci, ciò che gli appare migliore. In tal modo i fili sottili del proprio destino, ideato da se stessi, vengono fusi insieme e bisogna passare sotto il trono della Necessità senza voltarsi indietro, come i pellegrini nel Mito di Er, per vivere e imparare dai risultati karmici della propria scelta. Registrato dai Lipika, inciso nei rivestimenti esteriori e riflesso nelle condizioni circostanti, questo destino si eleva per incontrare l'anima a ogni svolta della vita. Eppure, sebbene sia “scritto nelle stelle”, il destino non preclude i rischi e le possibilità di un’ulteriore scelta.

 Solamente, quanto più è stretta l’unione tra il riflesso mortale UOMO e il suo PROTOTIPO celeste, tanto meno saranno pericolose le condizioni esteriori e le susseguenti reincarnazioni, alle quali non possono sfuggire né Buddha né Cristi. Questa non è superstizione e meno che mai fatalismo. Il fatalismo implica l’azione cieca di un potere ancora più cieco; ma l’uomo durante la sua permanenza sulla terra ha libertà di azione. Non può sfuggire al suo destino dominante, ma ha la scelta tra due strade che lo conducono in quella direzione e — se gli è destinata la miseria — può giungere a tale meta o nella veste immacolata del martire, o nell’abito sporco di un volontario sulla via del vizio; perché ci sono condizioni esterne e interne che influenzano la determinazione della nostra volontà sulle nostre azioni, ed è in nostro potere seguire le une o le altre.

La Dottrina Segreta, vol. III, p. 224

 Anche se attraverso le azioni passate si è destinati a subire tormenti per mano di svariati attori, resta il potere di scelta. È un fattore costante in tutti i capricci delle precipitazioni karmiche. Come insegnava Platone, gli dèi sono sempre incolpevoli per la condizione interiore dell'anima e ogni persona sofferente deve scegliere tra preservare la purezza della coscienza o macchiarsi delle iniquità di una reazione sconsiderata, di una violenza mentale o del rifiuto di assumersi la propria responsabilità.

 Le scelte non sono casuali. Considerate nel loro insieme, mostrano una tonalità e una trama che tracciano la linea di meditazione, la scelta dominante nel corso della vita. Questa scelta dipende dal grado di discernimento dei diversi tipi di condizioni esterne e interne che circondano l'anima. Esternamente, ci sono miriadi e miriadi di centri elementali di intelligenza già impressi dai pensieri, dai sentimenti e dagli atti degli individui, passati e presenti, incarnati e disincarnati. Sono attratti da ogni persona e rispondono ai desideri formulati dal sé inferiore, dando così un'apparente sostanzialità alla radicata illusione di un'esistenza personale basata su piaceri e dispiaceri. Coloro che sono estremamente deboli di volontà dal punto di vista dell'anima ed eccessivamente ostinati, agli occhi degli altri possono aver alimentato l'idea ingannevole che stanno forgiando il proprio percorso nel mondo, mentre in verità stanno solo assecondando, per reazione compulsiva, il loro destino lunare. Altrimenti, ci sono condizioni interiori che racchiudono la potenza solare della Monade come pura ideazione, l'immortale Buddhi-Manas che è capace di sostenere una forte corrente di meditazione impersonale. L’ampiezza e la ricchezza, la continuità e la profondità di tale meditazione dipendono dalla calma mentale, dalla compassione incondizionata e dall’audacia spirituale. Sul piano noumenico, pensiero, motivazione e volontà sono infatti inseparabili. Autentici stati mistici scaturiscono dalla fusione delle aspirazioni più profonde, dei sentimenti più sottili e della più forte volontà di meditazione nella quiete solenne del santuario dell'anima. Rinnovata ogni giorno nel sonno profondo, consacrata all'alba e al tramonto e invocata con umiltà prima del sonno, la visione interiore del bene universale può essere trasformata in una corrente continua attraverso la potenza di un Voto. Col tempo si può mettere a tacere la mente inferiore a comando, alterando la polarità del sistema nervoso, e meditare sui significati karmici e sulle lezioni offerte dagli eventi e dalle opportunità di ogni giorno. Andando così oltre ogni ristretto senso di identità, nella calma oceanica della propria vera individualità si può ascoltare la voce di Dio dentro al cuore, il daimon onorato da Socrate e Gandhi. Per un mistico esperto, che ha imparato a dare alla Natura il tempo di parlare, la voce interiore può diventare l'onnipresente Chitkala, la benedizione della Kwan Yin come guardiano costante.

 Per la persona comune, i cui rivestimenti più elevati sono velati dai residui samsarici delle azioni passate e delle oscillazioni presenti, la voce interiore non può essere ascoltata e la visione prenatale dell'anima è dimenticata. Tuttavia queste possono apparire vagamente nella sua mente confusa come ricordi indefiniti e caotici, come concetti deboli e vacillanti di qualche riforma essenziale da realizzare nella vita o come qualche atto di bontà da offrire al servizio degli altri. Attraverso guizzi incostanti lungo l’invisibile spina dorsale, possono esserci sporadici atti di volontà per ritrovare il momento più prezioso che si riesca a ricordare dalla prima infanzia o dal contatto fugace con la corrente benevola dei maestri del passato. In vari modi, anche se solo saltuariamente e imperfettamente, ogni persona può ricevere aiuto da condizioni interiori che possono liberare la volontà spirituale. Quanto maggiori sono la fedeltà, l'altruismo e la sicurezza di sé con cui ci si attiene fermamente a questi suggerimenti interiori dell'anima immortale, tanto più in modo istantaneo il compito da portare avanti sarà chiaro. Soprattutto, più questi suggerimenti vengono ascoltati, minore è lo sforzo necessario per sostenere la continuità. Con la stessa certezza ne scaturiscono le conseguenze opposte per coloro che ignorano scioccamente oppure ostentano questa guida interiore allo scopo di accrescere il senso illusorio dell’importanza di sé. Ma anche gli esseri umani meno ricchi spiritualmente sono difesi dalla protezione invisibile del Divino Prototipo e quindi anche nella confusione e tra i vapori delle fantasie psichiche c'è un filo nascosto di verità. Amici saggi e amorevoli potrebbero essere in grado di riconoscerlo e dargli forza. Un vero maestro spirituale potrebbe aiutare a setacciare il grano dalla pula, accelerare il processo interiore di trasmutazione alchemica e mostrare il sentiero verso la Saggezza Divina.

 In quanto Legge Una dell'evoluzione spirituale, il Karma è più generoso verso ogni anima umana bisognosa di aiuto di quanto il pensiero negativo del nichilista possa immaginare. Non è una dottrina così astrusa e remota da non poter essere rapportata al momento presente né tanto meno è inflessibile e ostile, come affermano coloro che hanno dichiarato irragionevolmente sfiducia in se stessi e nel genere umano. Anziché escludere l'idea che ogni essere umano su questa terra abbia una missione unica e con un suo significato intrinseco, la Legge del Karma decreta invece che ogni singola persona ha un destino divino che solo lui o lei può e deve compiere. C'è un'autentica dignità e bellezza, un significato profondo nell'unicità della presenza divina dentro e attorno a ogni anima umana. La sacralità della scelta individuale fu affermata come base della solidarietà umana dagli ispirati precursori dell'Età dell'Acquario, quei luminari che diedero inizio al Rinascimento e all’Illuminismo in Europa. Se tale prospettiva non ha ancora sorriso a tutti è perché troppi hanno dovuto lavorare sotto il peso morto della teologia tradizionale o del fatalismo laico.

 Chi crede nel Karma deve credere nel destino che ogni uomo, dalla nascita alla morte, tesse intorno a sé, come il ragno la sua tela; e questo Destino è guidato o dalla voce celeste del prototipo invisibile fuori di noi o dal nostro più intimo uomo astrale, l’uomo interiore, che è anche troppo spesso il genio cattivo genio dell’entità incarnata chiamata uomo.

Ibidem

 La voce celeste del Prototipo invisibile si ascolta e si sente, senza alcun segno esterno di certezza empirica. Nella vita di una persona buona e semplice, che si fa un'immagine mentale di Cristo o Buddha, Shiva o Krishna, quella voce può sembrare assumere la forma generata dalla devozione estatica di un cuore puro. Molte migliaia di persone in tutto il mondo appartengono alla confraternita invisibile di quelle anime fortunate che, dopo aver fatto un'invocazione coraggiosa e compassionevole per conto di un amico o di un parente in difficoltà, improvvisamente hanno sentito una voce vibrante di autorevole sicurezza e subito dopo hanno percepito un'aura di luce. Questa voce può sembrare provenire da fuori di sé mentre, paradossalmente, quell'altra voce, la voce dell'intimo astrale, troppo spesso il genio malvagio dell'uomo, sembra provenire dall'interno. Quando quest’ultimo parla, aggrava la confusione della persona compulsiva, inducendo lo sfortunato ascoltatore a precipitarsi in un'attività insensata. Quando parla alle profondità della propria anima, la voce celeste ha un'influenza calmante e placa le ansie del kama manas. C'è una naturale reticenza animica a parlare agli altri della voce celeste e una grata attenzione a far tesoro delle sue parole in silenzio. Per quanto ben intenzionato, tutto ciò che riesce a passare attraverso le trame della natura psichica rischia distorsioni e produce un oscuramento fumoso che funge da barriera a un'ulteriore guida e da un aiuto più profondo dal Prototipo Divino. Ciò che inizia come una casuale leggerezza diventa ben presto illusione e, a meno che non sia prontamente controllata, culmina in un'abietta servitù all'ombra astrale. Allora, ingannati da questo simulacro, con l'ombra di se stessi fuori dal sentiero del dharma, si viene trascinati in una direzione che può essere contraria al proprio vero destino. Questa abdicazione dal compito che l’anima ha scelto per sé nel corso dell'evoluzione può essere inizialmente impercettibile, ma la scelta del proprio destino rimane finché le due voci possono essere ascoltate.

  Questi influssi agiscono entrambi sull’uomo esteriore, ma uno dei due deve prevalere; e fin dal principio di questa lotta invisibile interviene la severa e implacabile Legge di Compensazione , e prende la sua strada seguendo fedelmente le fluttuazioni della battaglia. Quando l’ultimo filo è tessuto, e l’uomo appare avvolto nella rete delle sue azioni, allora egli si trova completamente sotto il dominio del Destino creato da lui stesso . Questo lo lega come una conchiglia inerte sull’immobile roccia o lo porta via come una piuma in un turbine di vento sollevato dalle sue proprie azioni; e questo è KARMA.

Ibidem

 Non possiamo continuare ad ascoltare la voce dell'illusione per poi ritrovarci intrappolati in una rete di disperazione da noi stessi tessuta, e sperare di essere salvati improvvisamente da qualcosa di esterno. Il riconoscimento dell'inutilità del cercare una salvezza vicaria non è segno di inerzia o fatalismo. Non si dovrebbe mai sottovalutare la potenza di tapas e del vero pentimento. Solo i saggi sono in grado di giudicare i rapporti karmici e le traiettorie di qualunque persona e non rinunciano mai alla speranza di autoredenzione per ogni singolo essere umano. Essi capiscono l'importanza pratica del voto del Bodhisattva, che non è radicato in un pio desiderio ma nella natura essenziale dell'anima. Anche se solo al momento della morte, quando il Prototipo Divino assiste nella separazione dei princìpi, è disponibile una guida interiore per riconoscere il vero significato della propria vita. Molto prima della transizione chiamata morte ci sono preziose opportunità nei momenti di riflessione a mente fredda e durante il passaggio notturno alla sushupti, per rafforzare il legame con il Sé Superiore. Ma queste opportunità devono essere usate con saggezza, se si vuole afferrare l’ancora della salvezza — l'immortale Monade — e non lasciarsi trasportare dal turbine delle distrazioni mondane.

 Portando l'intuizione buddhica a penetrare le necessarie relazioni di cause passate ed effetti presenti in situazioni particolari, è possibile trarre lezioni karmiche da un incessante processo di divenire, che altrimenti sembrerebbe casuale, caotico o addirittura banale. Sebbene possa sembrare più semplice applicare un principio generale a una situazione specifica piuttosto che trarre significati più elevati da fenomeni inferiori, è importante, sebbene difficile, mostrare solidità, integrità e tempismo appropriato nel portare l'astratto in contesti concreti. Questi aspetti interconnessi della comprensione buddhica, intimamente congiunti con l'insegnamento platonico sulla dialettica ascendente e discendente, sono lo specchio del Karma che opera sul piano mentale attraverso il tempo ciclico. Sia i processi apparentemente soggettivi del pensiero sia le caratteristiche apparentemente oggettive della sua attività sono esemplificazioni della Legge Una. Metafisicamente, è l'inseparabilità dello spirito dalla materia a spiegare l'immutabilità della legge nella natura e la corrispondenza dei modi d'azione tra i diversi piani della sostanza o materia. Tuttavia esiste una distinzione fondamentale tra noumeni e fenomeni, tra fattori spirituali e forze fisiche, e questa è connessa con la differenza cruciale tra il Prototipo Divino Akashico e la forma astrale, la stella manvantarica e la costellazione personale di ogni individuo incarnato.

 L'intero insegnamento del Karma è un'elaborazione della verità di “Armonia assoluta nel mondo della materia come nel mondo dello Spirito”. Abbiamo bisogno di vedere la somiglianza tra tutte le cose e la firma del Divino in tutte le opere della Natura. Chiunque può apprezzare la bellezza dell'alba e del tramonto o guardare il cielo notturno e percepirne l'armonia. Ma in Occidente, fin dai tempi di Pitagora e di Platone, era già noto, e commentato da Cicerone e Filone, che pochi potevano collegare ciò che vedevano nel firmamento con ciò che accadeva intorno a loro sulla terra. Perché troppe persone trascorrono troppo tempo a fissare il vuoto, senza guardare dall'alto in basso e dal basso in alto, colmando il divario tra cielo e terra. Il sentimento benevolo e protettivo verso l'intera umanità, sperimentato dagli astronauti che hanno il privilegio di vedere la nostra cara terra dallo spazio esterno, è una toccante suggestione del futuro. Non è tuttavia necessario viaggiare nello spazio per acquisire un senso di benessere globale. Uomini e donne di cultura universale, forti e maturi, possono servire come testimoni del significato umano dell'armonia dei cieli ed entrare in sintonia con la musica delle sfere. Percependo nel proprio cuore la maestosa armonia del metafisico mondo dello spirito, essi possono riconoscerne i riflessi nel mondo della materia.

 Il karma può presentarsi sia come una “furia vendicativa” sia come un “angelo che ricompensa”. La distinzione non ha a a che fare con gli aspetti esteriori, quanto piuttosto con l'impulso spirituale interiore delle proprie azioni che, per la loro motivazione benevola o egoistica, richiamano su chi agisce le benedizioni o le maledizioni di un destino infallibile.

 È proprio vero che:

“Sono saggi coloro che adorano Nemesi”

come dice il Coro a Prometeo. Ma non sono saggi coloro che credono che con qualche sacrificio o preghiera la Dea possa essere propiziata, o indotta a deviare la ruota dal cammino dopo che lo ha iniziato. “Le Parche triformi e le Furie sempre vigili” hanno i loro attributi solo sulla Terra e sono generate da noi stessi. Non si può tornare indietro sui sentieri che Nemesi percorre; eppure questi sono stati di nostra fabbricazione, poiché siamo noi, come individui o collettività; che li prepariamo.

Ibidem, p. 228.

 L'unica preghiera coerente con la religione della responsabilità è l'invocazione sacrificale del Sé Superiore a favore di tutta l'umanità. Attraverso una crescente gratitudine per i doni già ricevuti da genitori e insegnanti si possono acquisire il coraggio e l'onestà per correggere il proprio corso, liberamente scelto. Col tempo si può imparare a inserirsi nel dare e ricevere universale di ciò che è la pulsazione del Karma di sacrificio. Con maggiore intelligenza e maturità, con più saggezza e discriminazione, ma soprattutto con una più profonda benevolenza per tutti gli esseri viventi si coglierà un senso più profondo dell’essere cittadini del mondo. Nutriti nel silenzio e nella solitudine della meditazione sulla Luce Una, si può dare esempio di una precisione distaccata e di una trascendenza senza sforzo come partecipanti compassionevoli a quel cosmo manifesto composto dagli esseri che condividono il Karma collettivo. Col tempo si può percepire la maestosa grandezza della stella manvantarica di ogni individuo. Essa si cela nel profondo, al di là dei molteplici cambiamenti indotti dalle costellazioni personali, che offrono l’opportunità di prendere parte al flusso samsarico dell'autocoscienza individuale e collettiva.

Raghavan Iyer
La Gupta Vidya II