Prepariamoci, studiamo la Verità in tutti i suoi aspetti, cercando di non trascurarne nessuno, se non vorremo, quando l’ora sarà suonata, cadere nell’abisso dell’ignoto. È inutile contare sul caso e aspettare l’avvicinarsi della crisi intellettuale e fisica con indifferenza, se non con totale incredulità, dicendo a noi stessi che, se il peggio volge al peggio, la marea ci porterà naturalmente a riva; perché c’è una forte probabilità che la marea faccia arenare nient’altro che un corpo senza vita! Sarà in ogni caso accanita la battaglia fra il brutale materialismo e il cieco fanatismo da una parte e dall’altra la filosofia e il misticismo — quel velo più o meno spesso dell’Eterna Verità.
Non sarà il materialismo ad avere la meglio.
H.P. Blavatsky
La Révue Theosophique, marzo 1889
Secondo l’antica massima di Pitagora “l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Comunque venga interpretato, ciò implica che ogni crisi, individuale e collettiva, riguarda il concetto di sé, di autoreferenzialità e di identità. Significa inoltre che ogni risposta a una crisi è modellata e prefigurata all’interno di fattori propri della natura umana. Alla radice, la propria stima ontologica dell’umanità e la propria visione cosmologica della posizione dell’uomo rispetto alla Natura determineranno la capacità di rispondere in maniera creativa a ogni situazione. Secondo il buon senso, l’espressione della saggezza nella vita umana non dovrebbe andare oltre la somma totale assegnata all’uomo dalla Natura. Nondimeno, la misura della saggezza umana postulata da qualunque persona o cultura può essere fortemente carente o inutilmente autolimitante. Poiché l’autoconoscenza pratica implica inevitabilmente l’autoreferenzialità, la persona che concede poco spazio alla propria umanità non sarà in grado di attingere al pieno potenziale della natura umana. Colui che cerca di integrare il principio logoico del cosmo con l’umanità essenziale dell’individuo nella Natura può rimanere intimamente aperto a tutta la saggezza accessibile all’uomo. Paradossalmente per l’autocoscienza umana la Natura renderà sempre vana la presunzione [dell’uomo], sebbene essa non possa superare i limiti della disperazione senza l’aiuto umano.
Questa asimmetria nella coscienza umana, con le sue impressionanti implicazioni di pessimismo e ottimismo, nasce dalla distinzione fondamentale fra la fase di evoluzione e quella di involuzione della manifestazione. Il progresso dell’umanità verso l’alto, lungo l’arco ascendente dell’evoluzione, verso la realizzazione dell’autoconsapevolezza dello Spirito, dipende decisamente dall’iniziativa umana. Fa parte della tragedia dell’età moderna che, nonostante l’offerta all’uomo del fuoco prometeico della saggezza, egli abbia invece scelto di vincolare se stesso servendo Giove con le dorate catene del desiderio kama-manasico. Pur se gli è stata proposta la chiamata del Christos, capace di resuscitare Lazzaro dalla morte, il mondo occidentale ha invece adottato di fatto l’automutilante adorazione della croce della materia. Come Procuste, intrappolato nel suo stesso maldestro stratagemma, per quasi due millenni l’Occidente ha sofferto la deprivazione spirituale tramite l’autoimposta idolatria del materialismo fisico. Sin dal quattordicesimo secolo, la Grande Loggia dei Mahatma ha ciclicamente sostenuto lo sforzo per migliorare questa angosciante condizione. Il culmine di tale sforzo, ovvero la regolamentazione dell’intera gamma dei princìpi umani, era pianificato per coincidere con l’impulso avatarico che accompagna l’Età dell’Acquario e che tocca profondamente le future razze dell’umanità.
Tredici anni prima dell’inizio dell’Età dell’Acquario, in un saggio intitolato The New Cycle, indirizzato in francese a un pubblico europeo, H.P. Blavatsky spiegò efficacemente quali erano le scelte a disposizione dell’Occidente. Negli ultimi decenni del secolo diciannovesimo certe divisioni della società e del pensiero erano già diventate evidenti. In milioni erano stati coinvolti tanto dal materialismo spirituale della religione ortodossa, quanto da quello, privo di anima, della scienza meccanicistica. Nel corso degli anni ‘70 e ‘80 dell’Era Vittoriana era scoppiato un enorme dibattito intorno all’evoluzione dell’uomo, con la scienza e la religione che delineavano scenari opposti. Andando oltre i limiti di questo dibattito dilettantistico, H.P. Blavatsky richiamò l’attenzione su quanto già osservato da alcuni scrittori, specialmente in Russia, vale a dire quella che lei chiamava la lotta mortale tra il materialismo brutale e il cieco fanatismo da una parte, la filosofia e il misticismo dall’altra. Questa feroce battaglia, ella affermò, sarebbe stato il tema cruciale del ventesimo secolo e profetizzò:
Chiunque fanaticamente si aggrappi a un’idea che lo isola dall’assioma universale —“Non c’è Religione più alta della Verità” si troverà separato come una trave marcia dalla nuova arca chiamata Umanità. Sbattuto dalle onde, inseguito dai venti, sballottato da questo elemento così terribile, perché sconosciuto, si ritroverà ben presto risucchiato.
Ibidem
H.P. Blavatsky stava in realtà lanciando un avvertimento serio e misericordioso: le anime incapaci di entrare nella corrente del futuro sarebbero state scartate dalla Natura. Negli Anni ‘90 dell’Ottocento e sempre più durante il ventesimo secolo, la percezione crescente di questa scelta decisiva ha instillato un’enorme paura nella già disperata razza umana. Invece di scoprire risposte coraggiose e potenti alla sfida del futuro, quella minuscola parte della razza umana atterrita, per ragioni karmiche, dal non aver futuro, ha sviluppato una letteratura completa e un sistema di pensiero sulla psicologia del castigo. Attraverso il potere della parola stampata e, più tardi, dei media elettronici, e con l’aiuto di un’arte patologica e di una narrativa pessimistica, questa minoranza rumorosa è riuscita a trasferire i propri disturbi psicologici a un vasto numero di esseri umani. Intere società sono state contagiate da questa patologia — a Vienna prima della Prima Guerra Mondiale e ancor più intensamente dopo; in Francia prima della Seconda Guerra Mondiale e specialmente dopo la guerra; e nella Germania pre-nazista. La patologia confluì in Inghilterra, durante gli ultimi Anni ‘30 del ‘900, in una letteratura di amaro disincanto. Apparve in Russia, particolarmente durante il primo periodo dell’era stalinista, in poesie e romanzi pessimistici, per essere eclissata in qualche modo da un atteggiamento più eroico nei tardi Anni ‘40 e ‘50 del ‘900. È riapparsa in Inghilterra negli ultimi decenni, ed è stata un problema costante del dopoguerra in America. Come le emanazioni mortali dell’albero di upas, essa diffonde il suo contagio ovunque vi siano individui sprovveduti che né si sono vaccinati con la fermezza spirituale né sono protetti dalle vitali tradizioni etiche.
Attraverso molte forme di erudizione e di letteratura e di un sistema di opinioni semi-istituzionalizzate e di media manipolati, viene promosso e diffuso, attraverso un moderno metodo negativo di controllo del pensiero, un senso di disperazione e di impotenza. Questo fenomeno infatti rappresenta l’agonia di quelle elaborate strutture psicologiche e filosofiche radicate nell’idea di carenza ontologica e di materialismo borghese. L’attuale manifestazione è una lunga ombra gettata dal diciassettesimo secolo, in cui il potere della Chiesa Cattolica, in particolare nel Vecchio Continente, soffocò quei filosofi che cercavano di esaltare lo spirito umano. Cercando di comprendere l’umana natura, i pensatori del XVII secolo furono incapaci di allontanarsi dall’ossessione del peccato originale. Nel momento in cui questo concetto venne secolarizzato e dissimulato attraverso la sociologia e la psicologia, esso arrivò a pervadere la vita intellettuale del diciannovesimo secolo. E come termine di dibattito indesiderato e inatteso si è insinuato nel ventesimo secolo, in ogni campo del pensiero influenzato da teorie di condizionamento comportamentale. In ogni caso esso restringe il concetto di Natura e della natura umana. Ma, in fin dei conti, tutte queste mortificanti e autoparalizzanti concezioni dell’uomo sono condannate. Parassitarie e vampiriche, le loro vite prese in prestito e vicarie possono continuare per un po’, ma diventeranno sempre più irrilevanti per la condizione umana.
Già a milioni sono stanchi di nichilisti e misantropi e sono invece stimolati dagli impulsi positivi delle loro sporadiche intuizioni del Divino. Questo è particolarmente vero in America dove il credo delle masse è raramente registrato dai media, che basano le proprie affermazioni su sondaggi limitati e dichiarazioni di sedicenti esperti che dicono sciocchezze pretendendo di rappresentare lo spirito americano. Davvero, in tutti il mondo, gli esseri umani rifiutano di essere imprigionati nel negativismo. H.P. Blavatsky parlò di un tempo “in cui la fiamma del moderno materialismo, artificiale e fredda, si sarebbe estinta per mancanza di carburante”. L’evidenza di questo può essere riconosciuta nel cuore in decadenza delle città una volta centro della civiltà. A Parigi, Londra, New York e Los Angeles gli imprenditori materialisti e i dispensatori della dottrina dell’ineluttabile egoismo riescono con difficoltà a trovare carburante umano vivente per sostenere le strutture del confinamento umano. I loro figli semplicemente non andranno d’accordo, piuttosto preferirebbero fare qualsiasi altra cosa. Come Achab legato al richiamo della balena, il materialista sta diventando velocemente solo e senza speranza, comunque arrabbiato e disperato.
Non è facile per l’animo umano liberarsi dal giogo del materialismo perché, anche con una forte convinzione circa l’immortalità dell’anima, si possono inconsapevolmente mantenere abitudini mentali materialistiche. Ogni interesse per il proprio progresso spirituale deve perciò essere sradicato e dissipato come una dannosa forma di materialismo spirituale. Qualsiasi tendenza ad identificarsi con il corpo fisico o qualunque azione per il bene di se stessi come entità separate, per guadagnare doni spirituali e vantaggi, è incompatibile con una vita consapevole dello spirito, così opposto alla materia. Per concepire veramente l’Atman e l’Atma-Buddhi, la luce dello Spirito Universale e del Sé Divino, bisogna evitare ogni pensiero separativo. H.P. Blavatsky si riferiva a questo contrasto del vivere e del morire all’interno della natura umana quando scrisse:
Lo Spirito della Verità in questo momento si sta muovendo sopra la massa di queste acque oscure e, separandole, le costringe a cedere i loro tesori spirituali. Questo Spirito è una forza che non può essere né controllata né fermata. Coloro che Lo riconoscono e sentono che questo è il supremo momento per la loro salvezza saranno trasportati da esso aldilà dell’illusione del grande serpente astrale.
Ibidem
Coloro che sono vitalizzati dalla corrente vigorosa dell’energia spirituale possono godere di stati di consapevolezza e vette di esperienze che trascendono la personalità. Liberati dalla schiavitù e dalla tensione delle preoccupazioni personali, essi saranno felici che esistano gli altri esseri umani, entusiasti che ci siano bambini sulla terra, convinti che dove c’è una visione più ampia c’è sempre speranza.
A causa dell’inesorabile pressione dell’età, si rende sempre più necessario ripudiare il pensiero separativo e unirsi alla prospettiva più ampia della maggioranza dell’umanità. L’intensità dello scontro fortunatamente impone agli individui di scegliere. Coloro che fingono di rimanere indifferenti alle prospettive del futuro si condannano da soli ad “aridi sprechi della materia… a vegetare in essa attraverso una lunga serie di vite, soddisfatti d’ora in poi di febbrili allucinazioni anziché di percezioni spirituali, di passioni invece di amore, della buccia invece del frutto”. A meno che non disdegnino i presupposti egoistici, essi somiglieranno allo scoiattolo che gira incessantemente sempre in tondo sulla ruota, masticando la nocciolina del nichilismo. Ma una volta che la fame spirituale e la sazietà materiale li spingerà a dimenticare se stessi, riconosceranno la necessità di un cambiamento intellettuale e morale. Il privilegio di iniziare questa radicale riforma di se stessi e di lavorare per il suo compimento nel nome degli altri esseri umani è estesa dalla Fratellanza dei Bodhisattva ad ogni amico sincero della razza umana.
Questa riforma non può essere realizzata che attraverso la Teosofia e, diciamolo, l’Occultismo o la Saggezza Orientale. Sono molti i sentieri che conducono a essa, ma la Saggezza è sempre una. Gli artisti la anticipano, chi soffre la sogna, i puri di spirito lo sanno. Coloro che lavorano per gli altri non possono restare ciechi davanti alla sua realtà anche se non sempre la conoscono per nome. Sono solo quelli con la testa leggera e vuota, i fuchi egoisti e vanitosi del loro stesso ronzio, che possono ignorare questo alto ideale.
Ibidem
Mentre molti hanno sognato la saggezza ideale, altri effettivamente la conoscono. La sentono nel proprio intimo; l’hanno provata e sperimentata; hanno visto che funziona e fatto di questa il presupposto del loro pensiero e delle loro vite. Nel migliore dei casi, l’hanno resa il fondamento di una illimitata devozione verso l’interesse per gli altri, e nel loro servizio disinteressato sono diventati invulnerabili e indifferenti al mondo e alle sue opinioni evanescenti.
Questa è una condizione davvero elevata. Ma nella sua contemplazione non si dovrebbe cader preda di autorecriminazioni e dubbi ricorrenti, dato che si riaffermerebbe così il contagioso materialismo che si sperava di essersi lasciati alle spalle. Non importa a quale livello un essere umano si avvicini alla Saggezza Divina. Anche se si può incarnare solo l’un per cento dell’ideale, bisogna aggrapparsi alla convinzione che quello che è reale in se stessi e che può essere realizzato in pratica è l’unico elemento che davvero conta. Questo solo deve essere preso come il centro della propria concentrazione. Mentre è sempre possibile in qualsiasi momento dire che si può fare solo fino a quel punto e non di più, è anche sempre possibile godere e contemplare l’ideale in meditazione. L’ideale può e deve essere separato dalle limitazioni dell’esistenza incarnata. Così emergono due diverse tipologie di sviluppo. Prima di tutto, attraverso la devozione all’ideale si intensifica l’architettura del proprio pensiero rispetto all’ideale. Questo sarà elaborato in devachan, dopo la morte, nelle condizioni celestiali dei sogni di buona volontà e creatività che possono scavare solchi nel karana sharira, il corpo causale, e influenzare la vita che verrà. Allo stesso tempo si può riconoscere in altri aspetti dei corpi, particolarmente nel linga sharira o forma astrale, che sfortunatamente si è schiavi di molte abitudini.
Sotto il peso karmico della vita presente non si può aumentare a dismisura il proprio potere di concentrazione, per quanto si possa provare, perché manca la capacità di resistere alle forze negative. Perciò, mentre potenziano lo sviluppo della vita presente, gli individui devono anche riconoscere quanto poco possano fare e, di conseguenza, quanto debbano essere modesti e onesti sul cammino quotidiano della vita. Comprendendo questo doppio processo che influenza sia la presente vita sia le future, è possibile risvegliare un coraggio equilibrato e uno spirito impegnato in maniera incondizionata verso un ideale.
Per fare il primo passo su questo sentiero ideale è richiesta una motivazione assolutamente pura; nessun pensiero frivolo deve distogliere lo sguardo dalle meta; nessuna esitazione, nessun dubbio devono incatenare i tuoi piedi. Eppure ci sono uomini e donne perfettamente capaci di tutto questo e il cui unico desiderio è quello di vivere sotto l’egida della loro Natura Divina. Che essi abbiano il coraggio almeno di vivere questa vita e non nasconderla alla vista degli altri! Nessun’altra opinione potrebbe mai essere al di sopra delle decisioni della propria coscienza, così lasciamo che quella coscienza, raggiunto il suo massimo sviluppo, ci sia guida in tutti i nostri comuni compiti quotidiani. Riguardo la nostra vita interiore, concentriamo tutta la nostra attenzione sull’Ideale scelto e guardiamo oltre senza mai gettare un’occhiata al fango ai nostri piedi.
Ibidem
Per i bambini mangiare un po’ di terra potrebbe essere abbastanza naturale e perfino buono dal punto di vista nutrizionale, ma è innaturale e malsano per gli adulti assaporare melma psichicamente o fisicamente negativa. Essi dovrebbero piuttosto allenarsi sempre a guardare oltre, verso le stelle e verso il futuro. Fissando la vetta luminosa ma lontana dell’illuminazione, essi possono mantenere la testa sopra le acque del caos. Imparando a galleggiare, a camminare sull’acqua, possono iniziare a nuotare e persino ad affrontare le mutevoli maree della natura psichica. Rispondendo alla legge del karma, queste forze agiscono in modo diverso a seconda delle persone. Qualcuno può concentrarsi per lunghi periodi di tempo su ciò che è universale e impersonale; qualcun altro non riesce a farlo che per pochi minuti alla volta. Ancora, la durata di una significativa meditazione è meno importante dell’autenticità del suo intento. Più si riesce ad accettare serenamente i limiti delle proprie capacità, più questi limiti si amplieranno. Qui, come in ogni campo, maggiore è l’allenamento, maggiori saranno i risultati. E come per molte abitudini fisiche questi esercizi mentali devono iniziare in età precoce. Quello che è semplice per i giovani non lo è per i vecchi. Se si acquisiscono abitudini mentalmente sane da giovani si dovrebbe essere grati per il karma favorevole. Anche se si riconosce il bisogno di una riforma mentale solo in tarda età, bisognerebbe comunque essere grati di averlo compreso, così come delle informazioni necessarie per effettuare la riforma. Bisogna desiderarla e, dopo averla intrapresa, perseverare con coraggio. Si deve diventare sinceri amici di se stessi e sforzarsi senza sensi di colpa, rallegrarsi dei progressi, senza cadere nelle ansiose trappole che hanno inizio con il “peccato originale”. Come Giobbe, si deve imparare che il proprio fardello non è né maggiore né minore di quello che si può sopportare e diventare così ricettivi a ogni forma di bene.
Come insegnò Pitagora, il coraggio spirituale deriva dalla convinzione che la razza umana è immortale. L’umanità - dai suoi inizi lunari fino alla sua ultima dimora oltre le stelle - segue il sentiero ciclico della trasformazione, nel quale ogni elemento della sua natura è trasmutato in un autoconsapevole aspetto della Saggezza Divina. L’acquisizione e il dispiegarsi della conoscenza di questi elementi nell’uomo e nella natura è una componente essenziale del progresso spirituale collettivo della razza. Il vivificante ideale della saggezza stessa è inconcepibile, a parte l’acquisizione pratica della conoscenza, e la perfezione della natura umana è perciò impossibile dove il principio mentale sia degradato o diffamato. È il demerito peculiare del materialismo, imposto attraverso il dogma del peccato originale, che cerca di realizzare entrambi questi fini negativi contemporaneamente. Così nell’ultimo secolo H.P. Blavatsky ha dovuto opporsi al materialismo sia nella religione sia nella scienza. A seguito di un concetto del progresso troppo materialista, di una veduta univoca della storia e di un entusiasmo miope nel progresso tecnologico, fu molto difficile nell’ultima parte del diciannovesimo secolo sfidare la prevalente fede cieca nella scienza. Nondimeno H.P. Blavatsky predisse profeticamente il fallimento di questa fede, che sarebbe avvenuto in Europa a causa della Prima Guerra Mondiale. Ella anticipò anche e stimolò una serie di cambiamenti scientifici rivoluzionari nei primi decenni dell’Età dell’Acquario. Da allora anche la gente comune ha iniziato ad assimilare qualcosa sulla teoria dei quanti e le teorie della luce. Molto di ciò era implicito nelle teorie di Einstein, Eddington e dei primi biologi, secondo i quali la maggior parte delle categorie della scienza del diciannovesimo secolo sono obsolete o irrilevanti. Questa percezione, già comune in Europa negli Anni ‘20 e ‘30 del ‘900, fu molto più lenta ad arrivare in America, che è forse l’ultimo paese coloniale rimasto e che solitamente riconosce trent’anni dopo l’Europa i cambiamenti significativi del pensiero.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’America tendeva ad alimentare un’adolescenziale esaltazione della tecnologia ma anche questa fu contestata negli Anni ‘60, e la maggior parte dei pensatori scoprì di non poter ritornare alla precedente fede cieca nella tecnologia. Sfortunatamente questo ha prodotto un ostacolo concreto nella comprensione di quanto i frutti della scienza e tecnologia contemporanee, per esempio la micro-elettronica, possano essere usati per ampliare l’efficacia del potenziale umano. In America, a differenza di Svezia o Giappone, i comportamenti sono spesso orientati dalla società di massa. Scienza e tecnologia si incontrano con una pigra indifferenza o un’incapacità di capire come possano essere utilizzate in maniera costruttiva. Comunque, attraverso le potenti lusinghe dell’economia, c’è stata recentemente un’enorme crescita nel numero di richieste di formazione per imparare a usare il computer, tanto che gli istituti scolastici sono stati pesantemente tassati.
In tutto ciò è importante e inusuale il fatto che le persone abbiamo messo da parte la loro precedente fede cieca e incominciato ad acquisire le abilità richieste per mettere a frutto la scienza e la tecnologia. Invece di potenziare e rinvigorire concetti obsoleti della prima, in molti hanno ora imparato come utilizzare i media per acquisire informazioni sulla cosmologia e l’astronomia, sulla terra e gli oceani, sul corpo e il cervello. Improvvisamente gli Americani, come i Russi negli ultimi trenta-quarant’anni, sono diventati più consapevoli delle implicazioni spirituali della scienza. Hanno cominciato a comprendere che la scienza migliore costringe a ripensare alla propria visione della natura umana, del potenziale umano, e del ruolo dell’uomo nel cosmo. Una volta riconosciuta la spiritualità della scienza avanzata, non si può tornare a un mero interesse materialistico nella tecnologia. Donne e uomini sono ora interessati a un uso noetico e creativo della conoscenza scientifica, e anche ad affrontare questioni scientifiche che vanno al cuore dell’esistenza umana. Le più grandi questioni della scienza stimolano un’onesta discussione e, in ultima analisi, un pronto riconoscimento della nostra ignoranza.
Oggi, come non avveniva nel diciannovesimo secolo, si sa abbastanza in ogni campo della scienza per ammettere che quanto conosciamo è solo un piccolo frammento di quanto è possibile sapere. I principali scienziati si distinguono, nei loro ambiti di studio, solo ammettendo che non conoscono pressoché a dei fondamenti. I fisiologi non possono penetrare tutti i miracoli del cervello umano. I fisici più competenti riconoscono che non si sa quasi niente della natura ultima della materia. I migliori astronomi confessano prontamente di sapere poco delle profondità dello spazio esterno. I massimi biologi restano umilmente in silenzio davanti ai misteri dell’embriologia. Tutto questo è promettente per il futuro e in sintonia con la vitale nota dominante dell’Età dell’Acquario. A questa nota dominante H.P. Blavatsky faceva riferimento quando dichiarò:
… voi Occultisti, Cabalisti e Teosofi, voi sapete bene che una parola antica come il mondo, benché nuova per voi, ha risuonato all’inizio di questo ciclo… voi sapete che una nota, mai prima udita dagli uomini dell’era presente, è appena stata suonata, e che è sorto un nuovo tipo di pensiero favorito dalle forze evoluzionistiche. Questo pensiero è diverso da tutti quelli prodotti dal diciannovesimo secolo; eppure è identico a quella che è stata la nota dominante e la chiave di volta di ogni secolo, specialmente l’ultimo: “Assoluta Libertà del Pensiero Umano”.
Ibidem
Man mano che le persone diventano consapevoli di ciò che le menti migliori di ogni epoca hanno sempre saputo — ovvero di aver a malapena sfiorato la soglia dell’inconosciuto — esse saranno paradossalmente riportate a se stesse. Il desiderio di diventare indipendenti è un importante segno dell’inizio dell’Età dell’Acquario. Risulta infatti sempre più difficile convincere la gente, tramite dati statistici, a credere che quello che milioni di persone pensano è necessariamente vero. Molti individui preferiscono riflettere da soli. Come l’antiquato meccanismo del controllo del pensiero si rompe, l’individuo scopre ora dentro di sé la volontà di esercitare le proprie facoltà personali, scopre la sfida della vera fiducia in se stesso, diventa meno ciecamente consenziente ai ristretti dogmi religiosi o scientifici. Ciascun incremento in termini di libertà mentale, morale e spirituale apre alle persone grandi orizzonti. Anche se l’uomo medio utilizza molto meno del dieci per cento del potenziale del suo cervello, e ancora meno di quello del cuore, la marea ha cominciato a cambiare. Nonostante ancora molti vivano una vita spiritualmente povera, ben al di sotto delle loro potenzialità, hanno tuttavia cominciato a riconoscere le loro possibilità e il bisogno di prendere l’iniziativa per migliorare la condizione umana. Rinunciando alle pantomime del passato, hanno iniziato a comprendere che solo sviluppando i naturali poteri di concentrazione e di attenzione spirituale è possibile arricchire il loro futuro collettivo. Tramite la gioia e la bellezza, la dignità e il rispetto di sé, che provengono dall’autodisciplina, essi possono accelerare alchemicamente le loro facoltà creative e perciò attingere alle energie potenziali della mente superiore e del cuore. Così, seguendo il piccolo, vecchio sentiero indicato da ogni tradizione religiosa e velato in ogni autentico mito, ogni anima umana buona e vera può scorgere le possibilità spirituali dell’Età dell’Acquario e stare al passo con l’avanguardia dell’umanità.
por Raghavan Iyer
La Gupta Vidya III
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